
Non esiste un bambino che non ami gli animali. E’ proprio un istinto naturale, fisiologico, che nasce appena si viene al mondo. Anche da piccolissimi, infatti, esce fuori il bisogno di comunicare con loro, attraverso impercettibili piccoli gesti. In un bimbo scatta sempre un rapporto di protezione, di tenerezza, verso qualsiasi tipo di animale, anche quelli non domestici, comprese le formichine, le lucertole o le coccinelle. Diventano quasi morbosi, li curano maniacalmente e li difendono dai pericoli, riuscendo a stabilire con loro un rapporto osmotico, dove non esistono freni inibitori, nel senso che non s’infastidiscono di dormire nello stesso letto, si fanno baciare, mangiano vicini, insomma li considerano proprio come persone di famiglia. Oltre a questo amano le favole, le storie e i film che hanno come protagonisti le bestioline, sono attratti dalle scienze e, soprattutto, non credo che un bimbo non abbia espresso mai una volta al proprio genitore, il desiderio di possedere un cane o un gatto. Quando si cresce non si dovrebbe cambiare. Anche da adulti si dovrebbe mantenere questo amore e rispetto per gli animali, ma purtroppo qualcuno dimentica questo sano principio e, preso dalla propria indipendenza o dall’amore per sé stesso, diventa più egoista, meno pronto a gestire in casa un essere a 4 zampe. Questo, comunque ci può anche stare, ognuno del resto ha le sue priorità, ma porterei al patibolo quelli che al contrario, senza un motivo, gratuitamente, li maltrattano, solo per il gusto di farlo. Spesso accade per sbruffonaggine, quando magari si sta in un gruppo di amici delinquenti, che non sapendo cosa fare, se la prendono con quei poveri malcapitati del momento. Oppure succede perché dei farabutti ubriachi, fatti, drogati e nevrotici, scaricano le proprie ansie e tutta la rabbia, su chi è più debole e impotente. Intollerabile. Non solo per la cattiveria spropositata, ma anche per l’inadeguata punizione a cui vanno incontro. Meno male che oggi questo tipo di violenza è considerata un reato e, almeno, in parte, dovrebbe frenare questo crudele scempio inammissibile. Per non parlare poi dell’abbandono definitivo. Già è traumatico lasciare un animale per un periodo breve, quando non si riescono a trovare soluzioni alternative, ma abbandonare per sempre il compagno di una vita, breve o lunga che sia stata, mi mette un’ angoscia da brivido. Quando vedo le fotografie di quelle povere bestie legate al guard rail o a qualche palo, mi assale un senso di protezione infinita. Non posso veder soffrire un animale, patisco esattamente come per un umano. Mi si stringe lo stomaco in una morsa. Prima della mia attuale micetta avevo un gatto che viveva con me in casa, dal giorno in cui venne ferito in un incidente in strada e si trascinò straziato davanti alla mia porta. L’ho curato, fatto operare e assistito con tutto l’amore, ma non lo facevo uscire mai, proprio per evitare che potesse riaccadere un’altra volta. Quando lo guardavo e lo prendevo in braccio, ero felice di aver fatto una cosa così amorevole, ricordando il suo miagolio di dolore e le sue zampotte gonfie, dopo l’intervento. Me lo stringevo al cuore coprendolo di carezze. E così ho fatto qualche anno dopo con la cagnolina dei miei genitori quando, vecchia e malata, è morta all’improvviso. L’ho portata dal veterinario avvolta in una coperta e, lasciandola per sempre sul tavolo gelido dello studio, mi sono messa a piangere, per quell’esserino ormai rigido che non avrei mai più rivisto. E’ molto triste quando muoiono, lasciando un vuoto pesantissimo, ma del resto si sa che la vita ci dà e poi ci toglie.
Un animale domestico è terapeutico, allontana la solitudine, guarisce dall’ansia, dall’inquietudine, rende le persone più dolci, tenere, dà un senso alla propria vita e, nel caso degli anziani, scandisce le ore della giornata, offrendo un giusto scopo alla loro metodica quotidianità.
Se, obiettivamente, qualcuno sa che non può permettersi di accudire un animale, va bene, meglio così che trascurarlo, ma diventare gratuiti carnefici, lo condanno ferocemente. Del resto le persone si capiscono anche dal rapporto che hanno con gli animali. Si intuisce molto da questo, più di molte altre cose. Se uno non li ama, dimostra infatti di non avere un’anima tenera, di essere egoista, freddo e insensibile. In genere, se un uomo mi fa capire di non gradirli, anche se è un figo da paura, mi scade. Un’altra cosa che non amo per quanto riguarda i cani, è quando acquistano solo quelli con pedigree. Non che sia ignobile, ma è irrispettoso verso quei poveri cagnolini che abbondano nei canili, soli, tristi e malinconici. Io se decidessi un giorno di prenderne uno, andrei sicuro a sceglierlo tra i tanti bastardelli chiusi nelle gabbie. Li guarderei negli occhi e, come con un colpo di fulmine, mi sceglierei quello che attraverso il suo sguardo disperato, dovesse lanciarmi un richiamo d’amore. Farei così anche con un eventuale prossimo amoroso, perché l’amore è anche questo : rispondere a un segnale, a uno sguardo, al bisogno di dare e ricevere affetto. E’ un messaggio spesso inconscio, che però negli ultimi anni, ancora non riesco a scorgere in chi mi guarda.