Saldi per chi ha soldi

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SALDI

È proprio il caso di dire : “Non ci sono più i saldi di una volta”. E già. Prima era un divertimento aspettare che uscissero, per scegliere tutte le cose che ci erano piaciute, ma inaccessibili perché troppo care. Così si attendeva la fine del Natale o dell’estate, per fare l’affare del secolo e tornare a casa soddisfatti. Oggi, purtroppo, abbiamo perso tutto il gusto delle nostre amate svendite. In quasi la maggior parte dei negozi, il massimo sconto applicato varia tra il 5 e il 10% rispetto ai precedenti 30-50-70%. Perciò non li chiamerei affatto saldi. E’ talmente lieve la riduzione, che non si è per niente invogliati a comprare. L’esposizione della merce è la cosa peggiore.

Viene sistemata in modo caotico, ammassata, e non si capisce niente. Ci si sente spaesati e si fa fatica ad orientarsi. Gli stand sono disordinati e pieni fino all’orlo. Non si riesce neanche a sfilare un capo, tanto sono appiccicati. Non sai dove trovare i pezzi che ti servono, perché i pantaloni sono mischiati con gli abiti e le maglie, invece di essere raccolte in un posto preciso, sono sparpagliate a destra e a manca, insieme a camice, top e blazer. Le scarpe sono sparse su mensole in alto o per terra, e per trovare le misure ci vuole un detector. Non c’è un reparto dedicato ai saldi come dovrebbe essere, cioè sì c’è, ma è in fondo a qualche angolo ed è una tale baraonda, che viene l’ansia al solo pensiero di spulciare i capi uno a uno.

I nuovi arrivi sono esposti vicino alle vecchie collezioni. Hanno un cartellino quasi invisibile, e non si riescono a distinguere, anche perché i prezzi alla fine sono quasi uguali. Quello che salta all’occhio nella maggior parte delle catene in franchising, o anche nei punti vendita di brand modaioli, è che gli articoli messi in saldo sono dei residuati bellici. Vestiti riesumati da chissà quali magazzini ammuffiti, capi invenduti, antiquati e sorpassati, difficili da trovare persino nella Medina di Tozeur. Io capisco che due anni di Covid hanno penalizzato i negozianti, che hanno subito un danno notevole, ma la gente oggi non vuole spendere e se non fa affari vantaggiosi, alla fine comprerà giusto l’indispensabile. Per questo i capi resteranno ancora accumulati sui banconi per molto tempo, fino ad essere di nuovo rinchiusi nei depositi in attesa di un altro anno. Praticamente è un riciclo che non verrà mai riciclato.