Pausa da single

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Ogni tanto la mia anima single vorrebbe prendersi una vacanza, ma non una di quelle tipiche, da turista. Intendo un periodo di pausa, per staccare dal faticoso ruolo di donna autonoma. Che io ami la mia libertà e la mia indipendenza, ormai lo sanno anche le pietre. Ma le pietre però, non sanno che la mia vera natura invece, è quella di fidanzata seriale, e che ho sempre amato la vita di coppia. In effetti, da quando avevo 17 anni, mi sono spostata di storia in storia facendo la staffetta, passando cioè il testimone da un uomo all’altro, senza mai restare sola. Quando una decina di anni fa, è finita la mia ultima, meravigliosa e stupefacente favola d’amore, non ho piu’ sentito la necessità di un rapporto a due, e neanche di una relazione fissa, condividendo soltanto brevi momenti di passione, significativi e indimenticabili, ma easy. Ecco perché oggi, la mia libertà reclama una vacanza, però in “top class”, non “economy”.
Non sono alla frutta, anzi, in questi ultimi anni mi sono data parecchio da fare, districandomi con piacere in un caotico traffico di flirt e amicizie interessanti, quindi non mi sono persa d’animo. Quello che vorrei ora, è semplicemente prendermi un periodo di ferie, per staccare dal faticoso ingranaggio di donna self service. Lo desidero per due motivi distinti.
Uno è dettato dal bisogno di tenerezza, che mi fa di nuovo sognare le attenzioni di un innamorato : la sua mano in aereo, l’invito a cena in un posto speciale, o una telefonata inaspettata in piena notte, per dirmi che mi pensa. La felicità di trovarlo al mio arrivo in aeroporto, la gioia di un suo regalo da spacchettare, o l’adrenalina di un viaggio in cui condividere emozioni insieme. Soprattutto però, vorrei sapere, che quando non ci sono, a qualcuno, manco. Questo aspetto è quello legato al cuore, ma ce ne è un altro, di natura più pratica, che non è da meno. Per esempio, alleggerire una dose di responsabilità, bilanciando in due il peso delle decisioni da prendere. Scamparsela dal doversi ingegnare ogni volta nel riparare la cinghia della tapparella, un lume in tilt, o il tubo della doccia fuori uso. Avere chi ti accompagna a Fiumicino alle cinque di mattina, o un santo che ti viene a riprendere se ti si ferma la macchina. Evitare ogni tanto, perché no, di pagare una cena, il cinema, o un weekend. Non sarebbe male, insomma, esonerarmi dall’obbligo di fare sempre il maschio di casa. Certo, la libertà ha il suo prezzo, ma lo pagherei volentieri, pur di rivivere quello che anni fa, questa vita bastarda, mi ha tolto.

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