Note nell’aria

R (1)

Non so se a qualcuno è mai capitato di passare nei pressi di un Conservatorio e sentire per caso in lontananza il suono di un pianoforte. A me è accaduto stamattina. Una sensazione magica. Non sono riuscita ad individuare quale fosse esattamente la musica che proveniva da quella finestra. Forse Chopin, Liszt o chissà chi, ma in fondo non era importante capire. La magia era tutta in quella dolce melodia che rimbalzava tra i palazzi, sovrastando persino il traffico delle auto. Una ventata poetica in un frenetico spaccato cittadino. Altamente suggestivo. Dietro quelle mura spesse, ho immaginato un allievo concentrato sulla tastiera tra mille spartiti, immerso in un mondo idilliaco. Le sue note mi hanno evocato ricordi del passato, quando mia sorella suonava la mattina e i suoi pezzi ripetuti all’infinito mi arrivavano un po’ ovattati da lontano, oltre le porte chiuse. Erano la mia sveglia, una carezza che apriva la mia giornata, accompagnandomi dolcemente. Pe lei ieri, una tortura, per me oggi, un ricordo malinconico.

Comunque, a parte la nostalgia, una cosa è certa : chiunque suonasse da quel terzo piano, non saprà mai che battendo i suoi tasti, inconsapevolmente, ha fatto battere il mio cuore.

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