Mi piace il bar

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Come ho detto spesso, adoro entrare in un bar. Che sia una colazione, uno spuntino, un cocktail o un apericena, va sempre bene. Per me sono pause fondamentali per allietare le mie giornate. Proprio per questo, però, devono essere luoghi piacevoli, accoglienti, in cui rifugiarmi per trascorrere qualche momento distensivo, in un ‘atmosfera a me congeniale.

Non tutti i bar rispecchiano queste caratteristiche. Alcuni sono freddi, asettici, impersonali, e dopo una volta li evito. Ultimamente mi è capitato di andare in una pasticceria che avevano rinnovato da poco. Tanto clamore prima di aprire, pubblicità e molte aspettative, ma quando ho varcato quella soglia sono rimasta delusa. Rispecchiava infatti esattamente quello che odio in un locale : mobili schematici con scaffalature lineari, scelti più per i materiali costosi, che il gusto e l’ eleganza. Sono spesso complementi d’arredo rivestiti in radica o laminati di vario genere. Tavolini banali, vetrine finto Murano, pannelli e mensole attaccate alle pareti in modo simmetrico, sulle quali sono appoggiate bottiglie messe in fila ordinate, distanziate quasi col centimetro. I colori delle tappezzerie sono freddi, così come i divanetti e le sedie, scomodi e anonimi.

Di gran lunga preferisco quei baretti approssimativi, con i liquori ammassati uno dietro l’altro e le luci soffuse, in cui si respira un’aria autentica, calda, che ti invita a consumare, rilassandoti. Favolosi sono senza dubbio i Caffè storici come il Gambrinus di Napoli, il Pedrocchi a Padova, il Florian di Venezia, oppure le tradizionali Patisseries parigine o viennesi, o persino i Caffè trend del Greenwich Village, tanto pe fare qualche esempio. Anche la Bodeguita del Medio all’ Havana, nella sua semplicità, trasuda storia. Ancora più figo è un chiringuito ai Caraibi, col tetto di paglia, un bancone rustico, 3-4 sgabelli di vimini e un po’ di musica sudamericana, perché per bere o stuzzicare, per me è importante sentirmi avvolta da un ambiente seducente. Mi ispirano anche i bar americani sperduti nel deserto che si vedono nei film, con biliardo, flipper e freccette, dove consumi seduto al banco, con sottofondo di musica country.

Anni fa, ho girato notte e giorno per tutti i Bar di Milano con il mio amico scrittore, da quelli malfamati della periferia, ai modaioli come il Radetzky, l’iconico Magenta o Le Trottoir, dove lui si sedeva per scrivere. Era divertente e liberatorio bere e parlare con leggerezza. Nella mia libreria tra i tanti suoi libri, ce n’è uno che mi sta molto a cuore, proprio perché mi ricorda questa passione comune. Parlo di “Mi piace il Bar”. Lode a te Andrea e alla nostra amicizia alcolica, che mi manca tanto.