Quei bravi ragazzi

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Il modo di divertirsi dei ragazzi è cambiato totalmente negli ultimi 40/50 anni. Non mi ero mai soffermata su questo, fino a che non mi è capitato di guardare per la milionesima volta “La febbre del sabato sera”. Ho avuto come un flash, perché in questo film, oltre le musiche strepitose e i famosi balletti, questa differenza viene fuori in modo lampante. E’ un mondo ormai lontano, anacronistico, sorpassato, eppure impossibile da cancellare, perché frutto di un’epoca storica fondamentale. Mi sono venuti in mente i ragazzi della mia comitiva anni ’70. I miei amici non avevano certo l’impronta metropolitana dei bad boys di Travolta, a tratti un po’ violenta, ma cercavano comunque come loro, di ingannare il tempo durante la notte. A quei tempi le ragazze non uscivano la sera, se non in casi rarissimi e quindi i maschi erano costretti a riunirsi tra loro, alla ricerca di divertimenti futili, improvvisati di volta in volta per passare qualche ora goliardica. Erano in fondo tutti bravi ragazzi, che si riunivano per commettere sbruffonate senza senso, giusto per fare gli spacconi. Gli eredi dei Vitelloni anni ’50. I loro problemi adolescenziali venivano per un attimo accantonati, perché in branco si facevano scudo a vicenda per apparire quasi invincibili.

Passavano le serate a girare in macchina su e giù per le strade, auto perlopiù rubate in famiglia, che alcuni guidavano ancora senza patente, col rischio di essere fermati dalla polizia, multati o portati in guardiola. Ma era quello il bello per loro, sfidare le regole, con il massimo dell’incoscienza. Non erano certo delinquenti, ma ragazzotti ingenui che volevano solo spassarsela. Giocavano a biliardo, a bowling, oppure andavano in giro con le moto, specialmente per fare moto cross. Il cinema era un posto solo per fare casino o ancora meglio per limonare, visto che non c’ erano molte altre occasioni.

Ricordo che per un certo periodo l’habitat delle loro scorribande era il cimitero. Non ho mai capito bene i dettagli, ma credo che il copione fosse questo : puntavano un soggetto facilmente plagiabile e poi di notte lo portavano tra i loculi. Non so come facessero ad entrare, ma ci riuscivano. In alcuni casi credo che legassero il tipo ad una tomba per poi scappare, lasciandolo lì a morire di paura. Si crepavano dalle risate per quella bravata e il giorno dopo ne parlavano per ore.

Per un ragazzo della nuova generazione sarebbe impensabile divertirsi così. I passatempi ingenui sono stati soppiantati dalla spola tra un wine bar e l’altro, le cene fuori, i macchinoni, i weekend e i super viaggi. Lo spirito cameratesco è morto e defunto e le combriccole con i capetti non esistono più. Le uscite nelle città semi deserte, le chiacchierate fino a tardi solo tra maschi, le cannette fumate di nascosto e le macchine di seconda o terza mano, sono un flebile ricordo. In più ormai le donne escono tutte le sere e quindi è tutto a portata di mano. Nessuno se la spassa più facendo bravate, però le sbruffonate continuano ad esistere anche oggi. Forse anche più di prima.