Rosso Marocco

Tra i paesi del Nord Africa che ho visitato, il Marocco è quello che mi ha coinvolto di più, regalandomi attimi di suggestiva eccitazione. Ho fatto il giro completo delle città imperiali fino al deserto e ogni luogo e angolo di questa terra, mi hanno trascinato in una scia da favola, nutrendo la mia fantasia. Ho il valido sospetto, che in un’altra vita, sia stata principessa in un regno di sultani. Solo così posso spiegare il mio amore per i paesi densi di cultura araba.

imagesGTAZJIDPQuesto territorio dai mille colori, è ricco di palmeti lussureggianti, che spesso circondano oasi o villaggi berberi, bassi oppure arroccati. Sono paesi compatti, con abitazioni smerlate, di pietra rossa e argilla, squadrate come dei fortini, che si trovano solo qui. Le Kasbah, infatti, sono costruzioni così precise e riconoscibili, da rendere questo paese insolito. Le città magrebine sono molto diverse tra loro. Ne riassumerò solo i punti salienti.

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Casablanca, la più grande del paese è la capitale economica. Più che altro, l’associo alla maestosa Moschea di Hassan, chiamata anche verde, per il colore delle maioliche che decorano i preziosi marmi bianchi. Il suo magnifico ed elegante campanile, si erge come un altissimo faro direttamente sull’Oceano.

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Fez, è la capitale più antica, culla della religione e della cultura. Ha in assoluto il Souk più tipico e fascinoso che ho mai visto nel mondo. Un labirinto di vicoli e stradine, così intricato che per ritrovare l’uscita, conviene farsi accompagnare da qualcuno del luogo. Si possono trovare botteghe di ogni genere, primitive, sudice ed arretrate, un artigianato con un sapore così autentico, da apparire a volte non reale.

4Mentre si cammina, con le borse ben sigillate, si incrociano somari che girano indisturbati, o anche mucche, pecore e cammelli. Si vendono anche animali vivi, polli, galline, conigli ed agnelli, che ho visto addirittura sgozzare davanti al cliente. Questo mercato è così caratteristico e selvaggio, da riportare il turista indietro nel tempo di centinaia di anni. Una cosa da visitare assolutamente in questa zona sono le Concerie. Strutture artigianali in cui si lavano e tingono le pelli. Un posto unico, dove entrando ti danno un rametto di menta per coprire l’odore acre delle sostanze usate.

5Qui, salendo su di una terrazza, si può assistere ad uno spettacolo di grande effetto. Ho fotografato da ogni angolo questa vista particolare, piena di vasche rotonde riempite di colori, sembra una tavolozza gigantesca, da cui attingere ogni sfumatura di tinta. Altra città in cui sono stata è Rabat, la capitale amministrativa.

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Da vedere è la Kasbah des Oudaias, una fortezza che racchiude un cittadina mediterranea, fatta di vicoli bianchi e turchesi con portoni, scalette e balconcini fiorati, dallo stile un po’ marinaro. Bella, ma sicuro meno seducente di Marrakesh, la Regina. La chiamo così, anche se in fondo non è una città straordinaria, ma con qualcosa che la rende comunque la più ammaliante delle città marocchine.

7 (2)Ha un bel centro tipico, un Souk fascinoso e Hotel o Riad di alto livello, ma la sua tipicità è tutta nella piazza di Jàmi el-Fnà , una superficie ampissima all’interno della Medina, dove a qualsiasi ora del giorno e della notte, vive un mercato funambolico all’aperto, in cui si esibiscono fachiri, incantatori, danzatrici e giocolieri, tra bancarelle e mercanti di ogni tipo. Dalla terrazza di un famoso bar proprio sul piazzale, si può ammirare quel panorama dall’alto. Di sera, la visione dello scintillio di luci e colori, rende questa visione unica al mondo.

Ksar-of-Ait-Ben-Haddou-Morocco_08[1]Proseguendo il mio tour verso il sud, infine, sono giunta a Ouarzazate. Appena arrivata in questa paese, non potevo prevedere che dopo poco mi sarei trovata di fronte ad una cittadina così scenograficamente pazzesca, da farmi restare senza respiro. Parlo di Ait-Ben-Haddou, una vera meraviglia del mondo. La si scorge da lontano, aldilà di una pianura verde e, forse perché l’ho vista nel tardo pomeriggio, con la luce rossastra che la esaltava, mi ha dato una scossa elettrica. La ricordavo benissimo come sfondo del film il Gladiatore, durante una lotta nell’arena e, quando mi ci sono ritrovata dentro, scattando le foto da varie prospettive, mi sembrava proprio di trovarmi sul set, senza per fortuna le belve.

8 (2)Scendendo ancora, attraversando la valle del Dadès, sono arrivata poi alle Gole di Todra, altro stupefacente angolo, a cui si accede dopo un percorso lungo un torrente, circondato da alte montagne, che conducono ad una spaccatura tra due pareti rocciose. Una spettacolare fenditura, che mi ha fatto pensare a Petra perché, anche se non l’ho ancora visitata, credo dia lo stesso effetto.

9 (2)Dietro questa gola, con soli 10 metri di passaggio, si trovano un paio di ristorantini con alloggio, dove sostare e riposarsi, gustando le specialità locali. Il cibo è buono in Marocco, vario e anche curioso da vedere, nel modo in cui viene servito. Lungo la strada verso il deserto, passando per la valle del Draa fino a Zagora, sono riuscita a leggere lo storico cartello segnaletico con su scritto : “ Timbouctou 52 Jours”, una rievocazione delle lunghe carovane che transitavano nel deserto. Così, finalmente, dopo un percorso interessante e multiforme, salita su di una jeep, mi sono addentrata nel Sahara.

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All’inizio non riuscivo a scorgere le dune tanto anelate, mi sembrava piuttosto un deserto roccioso, molto lontano dal mio immaginario, ma mi sbagliavo, perché infatti, all’improvviso, ho cominciato a scorgere le prime colline di sabbia e lì, ha cominciato a battermi il cuore. Non so perché, ma da sempre il deserto ha rappresentato per me, un luogo di magica atmosfera. Lasciato il fuoristrada poi, io e le mie compagne di viaggio, ci siamo incamminate lungo i sentieri al tramonto. Che spettacolo sublime! Non potevo pensare di trovarmi nel cuore del mio Sahara e per capire che non era un miraggio, invece di darmi un pizzicotto, ho raccolto un po’ di sabbia rossa nel porta pellicole.

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Vedere la luce arancione del sole che cala dietro le distese sabbiose, è incantevole e difficile da descrivere. Non si sente nessun rumore, solo il suono sordo dei passi vellutati dei cammelli, che è come insonorizzato. In quel silenzio impercettibile, tra una distesa e l’altra, si intravedevano alcune file di Tuareg che con gli abiti blu cobalto, spiccavano in quel chiarore magico. Mi sono seduta sulla cima di un’altura a godermi quello spettacolo indimenticabile, cercando di sentire sulla pelle ogni palpito d’aria calda e memorizzare tutte le sfumature del cielo che si scuriva piano piano.

marocco_cxa27.T560[1]Poi, rincorrendo un mio sogno, mi sono lasciata scivolare sulla duna ovattata, con gli stivali alla caviglia e il turbante messo a mo’ di turista. Era talmente liberatorio, che l’ho ripetuto almeno 4-5 volte. Al calar del sole, ci siamo fermate sotto una tenda a bere il tipico tè alla menta. Sfatta, con gli occhi che bruciavano per la polvere, la sabbia dovunque, mi sentivo comunque sazia di quanto vissuto, pronta a rivedere ogni scatto e ogni immagine per rivivere quei momenti esaltanti.

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